La
denuncia è del candidato al Senato Francesco Forgione, che nel suo
volume Porto Franco aveva ricostruito i legami tra Ugo Di Martino,
candidato con Monti, e l’allora latitante – accusato di rapporti con la
‘ndrangheta – Aldo Miccichè, arrestato a Caracas dopo 4 anni.
Nell’intreccio denunciato da Forgione anche il nome di Marcello
Dell’Utri. Dato politico: Di Martino nel 2006 aveva rappresentato la
coalizione di Prodi. candidandosi con Mastella; nel 2008 si candida con
il Pdl di Berlusconi e nel 2013 con Mario Monti. Ottenendo le prime due
volte sempre risultati a quattro cifre e nel 2008 superando le 9mila
preferenze. La famiglia calabrese dei Piromalli tramite Miccichè avrebbe
garantito la sua elezione commettendo – secondo le accuse – gravi
brogli elettorali.
di Viviana Pizzi
La
lista dei candidati impresentabili in vista delle elezioni politiche si
allarga anche alle circoscrizioni estere e in particolar modo al
Venezuela. Ad aver scelto male questa volta è la coalizione di Mario Monti che nella circoscrizione al Senato per l’America Latina candida niente di meno che Ugo Di Martino, primo dei non eletti con più di novemila preferenze nel 2008 con il Pdl e inserito ora nelle liste del Maie (l’associazione degli italiani in Sudamerica) che appoggia formalmente la candidatura a premier di Mario Monti.
La sua storia politica è raccontata nel libro di Francesco Forgione, capolista al Senato di Sel in Sicilia “Porto Franco”.
Si
tratta di un uomo che ha sì origini siciliane ma che sarebbe legato a
doppio filo con il clan di ‘ndrangheta dei Piromalli in Venezuela e con
il plurindagato ed escluso dalle liste Pdl Marcello dell’Utri, che a sua
volta faceva affari con Aldo Miccichè, oggi agli arresti domiciliari e
catturato in Venezuela dopo 4 anni di latitanza.
I LEGAMI TRA DI MARTINO E ALDO MICCICHÈ
La
cosca calabrese dei Piromalli temeva di perdere la sua potenza
all’interno del sistema elettorale venezuelano. Secondo le ricostruzioni
dei magistrati si rivolse all’allora latitante Aldo Miccichè affinché
facesse qualcosa per arginare qualsiasi minaccia al loro sistema di
potere.
Per
farlo il latitante avrebbe tirato in ballo quello che ora è il
candidato del Maie ma che in precedenza è stato presente non solo nelle
liste del partito di Silvio Berlusconi ma anche in quelle di Clemente
Mastella e dell’Udeur.
Qual era il compito assegnato dalle cosche calabresi a Di Martino?
Semplice.
Nel
2007 in occasione della visita di Fausto Bertinotti a Caracas (allora
leader di Rifondazione Comunista) avrebbe dovuto controllare che le
parole dell’ex deputato non coinvolgessero troppo gli italiani residenti
in Venezuela. Nel suo ruolo di politico doveva mettere in atto una
campagna elettorale uguale e contraria a quella del segretario nazionale
di Rifondazione che avesse però un unico scopo: quello di evitare che
il verbo del politico emiliano interferisse troppo con le manovre
politiche legate al voto degli italiani all’estero e con gli affari del
settore gas che interessavano direttamente Marcello Dell’Utri.
Una
campagna che portò allora i suoi frutti escludendo i candidati di
centrosinistra dalle elezioni della rappresentanza Latino
Americana nel 2008 e che lo portò ad essere il primo dei non eletti con
la bellezza di 9.765 voti .
IL PIANO MICCICHÈ – DELL’UTRI: VIZIARE LE ELEZIONI VENEZUELANE E FAR VINCERE DI MARTINO
Ugo De Martino con oltre novemila preferenze riuscì in questo modo ad assicurarsi un buon risultato elettorale.
Tutto regolare? Probabilmente no a dar retta alle intercettazioni telefoniche tra Marcello Dell’Utri e Aldo Miccichè.
In
una delle conversazioni ascoltate è emerso infatti che nel 2008 Aldo
Miccichè raccontava con soddisfazione a Marcello Dell’Utri di come erano
riusciti, in Venezuela, a far passare sotto silenzio i brogli
elettorali commessi e come avevano distrutto le schede che non
riportavano il risultato sperato.
Il
senatore Pdl siciliano, proprio tramite Aldo Miccichè, sarebbe riuscito
ad essere costantemente informato sui risultati elettorali che
riportava il suo candidato di riferimento, lo stesso Ugo Di Martino che
per queste elezioni ha abbandonato la coalizione capeggiata da Silvio
Berlusconi per approdare in quella di Mario Monti.
UGO DI MARTINO: UN PACCHETTO DI VOTI INDIPENDENTE DALLE COALIZIONI
Non
è stato il 2008 il primo anno in cui Ugo Di Martino è stato tra i più
votati e non eletti al parlamento italiano in rappresentanza del
Venezuela.
E
non era nemmeno la prima volta che riusciva a ottenere un risultato a
quattro cifre candidandosi. Il precedente è targato 2006 quando Di
Martino era candidato con l’Udeur di Mastella che
a quell’epoca non era in coalizione con Berlusconi e Dell’Utri ma con
il suo 1,4% è stato per due anni l’ago della bilancia che ha
tenuto in vita un governo Prodi che aveva vinto le elezioni con una
risicata maggioranza (49,81% il centrosinistra contro il 49,74% del
centrodestra).
In quell’occasione Di Martino raggranellò quasi 5mila preferenze.
Nel
lontano Venezuela accadde invece un’altra cosa, che ha raccontato
sempre nel suo libro il capolista al Senato di Sel Francesco Forgione.
Come
nel 2008 la famiglia Piromalli e Aldo Miccichè – secondo Forgione –
avrebbero assicurato brogli in favore del sodalizio Dell’Utri- Di
Martino e indirettamente della coalizione di Silvio Berlusconi, così nel
2006 accadde un episodio analogo in cui i protagonisti erano gli stessi
di due anni più tardi: a Caracas e dintorni vennero bruciate migliaia
di schede elettorali. Una modalità di broglio che ancora una volta condizionò l’esito elettorale delle politiche italiane in Sudamerica.
“Di Martino – ha dichiarato Forgione –
prima candidato di Mastella (Prodi ndr), poi di Berlusconi, adesso di
Monti, evidentemente ha un pacchetto di voti da offrire sul mercato in
maniera trasversale. E questo, conoscendo la gente che gli sta attorno,
non è rassicurante”.
La
famiglia dei Piromalli infatti, prima di presunti accordi con Marcello
Dell’Utri, aveva tentato un aggancio con la politica italiana proprio
attraverso un fedelissimo dell’allora ministro Clemente Mastella. Aldo
Miccichè è stato arrestato a Caracas dopo quattro anni di latitanza.
Possibile che non abbia più quella possibilità di influire nella
politica latino americana come fatto negli anni in cui si nascondeva.
Di
Martino però, candidato formalmente presentabile perché non ancora
coinvolto direttamente in inchieste giudiziarie, rappresenterà soltanto i
montiani oppure gli amici di un tempo tenteranno di legarsi al suo nome
e indirettamente anche a quello di Mario Monti? Questo per ora non
possiamo saperlo ma come ha detto il candidato di Sel Forgione: “Tutto ci aspettavamo di trovare nelle liste del Sudamerica tranne Ugo Di Martino”.
Con il permesso di Enrico Bondi, ça va sans dire.
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Ugo Di Martino (a sinistra) |