Pietro Pansini

Pietro Pansini
Pietro Pansini

Pietro Pansini nato a Giovinazzo (Bari), deputato repubblicano, grado 33 della massoneria, avvocato penalista





1902. Pietro Pansini difende il direttore del giornale “1799”, Eduardo Giacchetti, nella causa Aliberti/1799. Giacchetti, che denunciava sul suo foglio i politici corrotti, era stato querelato dall'on. Aliberti, per diffamazione. Gennaro Aliberti era l'organizzatore occulto del lotto clandestino a Napoli: le sue attività illegali e le frequentazioni con esponenti del crimine organizzato erano note anche ad uomini del governo.
La difesa di Giacchetti era stata proposta, appena 6 mesi prima, al giovane avvocato Enrico De Nicola: futuro primo Presidente della Repubblica. De Nicola, che aveva rifiutato sdegnosamente e pubblicamente la richiesta, scriverà una lettera al giornaleLa Propaganda”, concorrente del “1799”, per ribadire la sua scelta.


Napoli, Tribunale di Castel Capuano. Causa Aliberti-1799 (luglio 1902). L'on. Pietro Pansini durante la difesa farà una citazione dall'opera del filosofo Norberto Bobbio (nato il 18/10/1909), evocando la bella metafora della "casa di vetro". La causa non va come dovrebbe: Eduardo Giacchetti finirà in carcere.

1903. Pietro Pansini subisce un tentativo di diffamazione. Dall'episodio, rivelatosi una montatura orchestrata ai danni dell'onorevole Pansini, si risale ad un unico responsabile e non ai mandanti (poteri occulti). I socialisti napoletani promuoveranno la candidatura politica di Eduardo Giacchetti per rendergli la libertà. I loro sforzi saranno inutili perché Eduardo Giacchetti perirà in carcere a soli 42 anni. Chi tocca il re muore, compreso il re delle fogne, Gennaro Aliberti.

1904. Muore di polmonite il visconte Luigi Riola, genero di Pietro Pansini.

1905. Muore (encefalite letargica) l'unica figlia di Pietro Pansini, Rebecca, lasciando una figlia, Anna.

1913. 26/10 (domenica) Il collegio elettorale Molfetta-Bisceglie elegge a deputato al Parlamento il repubblicano prof. Pietro Pansini in lotta col socialista prof. Gaetano Salvemini. .

1921. Don Luigi Sturzo, fondatore del partito popolare, oppone il suo veto all’inclusione dell’on. Gennaro Aliberti nella lista dei candidati alle elezioni politiche. […] L’Aliberti, dopo il rifiuto, passa a sostenere la lista fascista che in quelle elezioni fa la sua prima apparizione a Napoli, e a spingere le squadre del Padovani in particolare contro l’on. Degni e i popolari, il 12 maggio, durante un comizio al Politeama.

1924. Dopo il delitto Matteotti da parte dei sicari del partito di Benito Mussolini, don Luigi Sturzo è costretto a rifugiarsi in Inghilterra in quanto “persona non gradita” al regime.

1930. Anna Riola, nipote ed unica discendente di Pietro Pansini, sposa il ricco commerciante Ciro Salvati. I due avranno 5 figli: Francesco, Luigi, Pietro, Aldo, Annamaria.

1948. Dopo la guerra, nonostante l'Italia diventi ufficialmente una democrazia, la famiglia di Ciro Salvati e Anna Riola continuerà a vivere nell'ostracismo. In seguito i loro figli avranno difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, nonostante gli studi superiori ed universitari.

1964. Muore Luigi Salvati, figlio di Anna e Ciro. Aveva 32 anni. La causa del decesso è infarto: unico caso in famiglia. Luigi lavorava in Germania, dove era emigrato da pochi anni e godeva di ottima salute.




la casa di vetro, "La casa dell'uomo politico deve essere come di vetro in modo che tutti possano vedervi dentro liberamente. Questo impellente dovere non è stato compreso dall'Aliberti e dai suoi difensori". (Pietro Pansini in difesa di Eduardo Giacchetti, durante la causa Aliberti-1799. Napoli, Castel Capuano. Luglio 1902. Fonte "La Propaganda").

polmonite, processo infiammatorio del parenchima polmonare causato da agenti infettivi, chimici o fisici. Gli agenti fisici sono rappresentati principalmente dalle radiazioni (p. post-attinica); cause chimiche possono essere acidi o alcali (p. ab ingestis). Gli agenti infettivi sono più frequentemente responsabili di p. Possono raggiungere il polmone per inalazione, per aspirazione dal nasofaringe (soprattutto in condizioni di alterata motilità delle ciglia dell'epitelio respiratorio), per disseminazione ematogena o, più raramente, per contiguità o per ferite penetranti.


Il passato non è morto e non è neanche ancora passato. (William Faulkner)




domenica 15 novembre 2015

Il figlio di Bin Laden | La cricca Codazzi e il dopo commissione

Come ho già scritto, nel periodo dopo l'avvento della Commissione ministeriale capitanata dal guitto di regime, Paolo Scartozzoni, cominciai a sentirmi piuttosto incomodo. 
Ero stato l'unico a muovere delle critiche nei confronti di quegli sturacessi nati della Giunta del Codazzi, agli ordini della Greco. Il mio finto amico, il collega che aveva sostenuto le stesse rimostranze, era rientrato in Italia, senza alcun particolare motivo. Ed io mi sentivo sempre molto "osservato". Ovunque andassi nella scuola, vedevo teste che si giravano, neanche fossi stato il figlio di Bin Laden, che a quei tempi era piuttosto popolare.
Mi dicevo che me la stavano facendo pagare per via delle mie osservazioni alla commissione ministeriale e avevo ragione soltanto a metà.
Avevo rimosso troppo rapidamente quanto mi era accaduto nel dicembre del 2004 quando, una volta in piedi, avevo voluto credere alla patetica storiella che mi avevano propinato alla Clinica Sanitas di Plaza Altamira. Una storia che faceva acqua da tutte le parti e appena ho provato a verificarla si è disciolta come neve al sole: secondo la tipa che avevo incontrato, avevo avuto un dengue emorragico. Non c'era una sola affermazione valida in quelle chiacchiere.
Anche la pagliacciata della commissione ministeriale - da attribuirsi principalmente al pagliaccio di Stato, Paolo Scartozzoni, perché le altre persone rimasero al loro posto - era l’ennesimo tentativo di intorbidire ulteriormente le acque.
Fortunatamente la proverbiale stupidità della gente per cui lavoravo, universalmente riconosciuta anche fuori dai confini nazionali, mi risollevò da quella penosa situazione. Dopo un paio di mesi di "trattamento", accadde un fatto talmente eclatante che smisi automaticamente di essere il centro dell'attenzione.
Era venuto in mio aiuto, si fa per dire, il fidanzato della Greco (Anna Grazia, fuorilegge per passione), il prof di informatica che teneva corsi per tutte le classi. Il tipo, tale Fabrizio, era l'unico prof  proveniente dall'Italia a vantare un contratto. E che contratto: prevedeva alloggio in hotel di lusso e viaggi aerei spesati mensilmente! Neanche fosse stato un nababbo saudita! Noialtri, invece, si lavorava in nero, malgrado avessimo fatto presente l'irregolarità contrattuale alla commissione ministeriale guidata dal suddetto pagliaccio di regime nonché cavaliere, Paolo Scartozzoni, nel marzo del 2005.
Tornando al Fabrizio, l'amichetto della Greco, quello dal megacontratto, accadde che, durante le sue ore, un bambino di 4ª elementare aveva preso  navigare su siti porno. Per questo  motivo
l'alunno si era  organizzato portandosi un'intera lista di siti da visitare, come riportato dalla collega.
Il sig. Fabrizio era uso, quando lavorava, starsene seduto ad un computer pensando agli affari propri, ma non dopo aver distribuito giochini per tutti...
Dunque, se notò qualcosa, non lo diede a vedere. Né si sentì in dovere di intervenire quando una bambina gli riferì del compagno che guardava siti vietati. Il prof le rispose senza scomporsi:"Se vuol mettersi quelle cose in testa...", come se la cosa non lo riguardasse in alcun modo.
E in effetti, il sig. Fabrizio da privilegiato qual era, si preoccupava unicamente di salvaguardare i propri interessi, impegnandosi meno del necessario. (Avevamo già fatto richiesta scritta, durante un Collegio dei Docenti tenuto nel mese di marzo del 2005, della programmazione del suddetto professore di informatica. La risposta era stata del lavoro in più per coloro che avevano osato chiedere tanto).
Il giorno dopo la visione dei  siti porno, ci fu una sollevazione dei genitori. Lo scontento durò qualche giorno dopodiché fu messo tutto a tacere.

Da quel giorno però, magicamente, smisi di essere il figlio di Bin Laden per ridiventare un semplice cittadino. Quando passavo io, le teste non si giravano più: evidentemente c'erano problemi più seri a cui pensare...

Il figlio di Bin Laden

lunedì 9 novembre 2015

Franco Frattini e il Consiglio Generale degli Italiani all'Estero | Ugo Di Martino componente del CdP per l'America Latina

ll Consiglio Generale degli Italiani all'estero e' presieduto dal Ministro degli Affari Esteri XVI.ma Legislatura: Ministro On. Franco Frattini.
E' composto da 65 Consiglieri eletti dai Comites e da 29 Consiglieri di nomina governativa.
In ordine alfabetico con l’indicazione delle cariche, della circoscrizione consolare o della residenza in Italia (ultimo aggiornamento gennaio 2007).

Cognome e Nome Carica Circoscriz. Cons./Residenza
1 AMARO Andrea Vice Segretario Gen. di nomina governativa (VII) (CGIL, Ita.)
2 ARALDI Mario Consigliere(VI) (Belo Horizonte, Bra.)
3 ARONA Maria Rosa Consigliere(Pres. II) (Buenos Aires, Arg.)
4 AZZIA Domenico Consigliere di nomina governativa(VI) (UNAIE, Ita.)
5 BECHI Aldo Consigliere(IV) (Parigi, Fra.)

6 BERTALI Alberto Consigliere(V) (Manchester, GBr.)
7 BOCCI Massimo Consigliere di nomina governativa (EPACA, Italia)
8 BONTEMPI Archimede Consigliere di nomina governativa(VI) (Lega Nord, Ita.)
9 BOSIO Mario Consigliere di nomina governativa(Segr.V) (AIE, Fra.)
10 BUTTAZZI Ricardo E. Consigliere(V) (La Plata, Arg.)
11 CALAMERA Michele Consigliere(II) (Mons, Bel.)
12 CANEPA Giacomo Vice Presidente(III) (Lima, Per.)
13 CAPALDI Bruno Consigliere (VIII) (Nizza, Francia)
14 CAROZZA Elio Segretario Generale (VII) (Bruxelles, Bel.)
15 CASAGRANDE Luigi Consigliere (VI) (Melbourne,Australia)
16 CASTELLANI Paolo Consigliere(III) (Santiago, Cil.)
17 CASTELLENGO Mario Consigliere di nomina governativa(Pres.VI) (ITAL-UIL, Ita.)
18 CECCONI Oscar Segretario (III) (Stoccolma, Sve.)
19 CENTOFANTI Vincenzo Consigliere(VI) (Filadelfia, Usa)
20 CIUCCI Oberdan Consigliere di nomina governativa(III) (CISL, Ita.)
21 COLETTA Michele ConsigliereSegretario(II) (Maracaibo, Ven.)
22 COLLEVECCHIO Nello Consigliere(VI) (Caracas,Ven.)
23 CONSIGLIO Carlo Consigliere (VI) (Toronto, Can.)
24 CONSIGLIO Michele Consigliere di nomina governativa(VI) (ACLI, Ita.)
25 CONTE Tommaso Componente del CdP per l’Europa e Nord Africa (IV) (Stoccarda, Ger.)
26 CRETTI Giangi Consigliere di nomina governativa (I) (Fusie)
27 CRISTALLI Michele Consigliere(IV) (Friburgo, Ger.)
28 DEL VECCHIO Franco Consigliere(II) (Colonia, Ger.)
29 DELLA NEBBIA Valter Consigliere(VI) (Houston, Usa)
30 DI GIOVANNI Alberto Vice Presidente (IV) (Toronto, Can.)
31 DI MARTINO Ugo Componente del CdP per l’America Latina (VIII) (Caracas, Ven.)
32 DI TROLIO Rocco Consigliere(VI) (Vancouver, Can.)
33 DOTOLO Franco Segretario (I) (Migrantes, Italia)
34 ERIO Carlo D. Presidente(VII) (Lione, Fra.)
35 FAIS Alessandra Consigliere(VII) (Bastia, Fra.)
36 FATIGA Francesco Consigliere di nomina governativa( Vice Pres. V) (UIL, Ita.)
37 FERRETTI Gian Luigi Consigliere di nomina governativa (VI) (A.N., Ita.)
38 GARBARINO Juan Antonio Consigliere(IV) (Vigna del Mar, Cil.)
39 GAZZOLA Gianfranco Consigliere (II) (Neuchatel, Svizzera)
40 GAZZOLA Mariano R. Segretario(VII) (Rosario, Arg.)
41 INCHINGOLI Antonio Consigliere di nomina governativa( Vice Pres. VI) (MCL, Ita.)
42 LASPRO ANTONIO Consigliere(VI) (San Paolo, Bra.)
43 LIZZOLA Claudio Consigliere di nomina governativa(I) (F.I., Toronto, Can.)
44 LODETTI Gian Luca Consigliere di nomina governativa(II) (Inas-CISL, Ita.)
45 LOMBARDI Norberto Consigliere di nomina governativa(IV) (D.S., Ita.)
46 LORENZI Aldo Consigliere di nomina governativa( Vice Pres. II) (Azzurri nel mondo, Ita.)
47 LOSI Lorenzo Vice Segretario Generale Paesi Europa e Africa Nord (IV) (Londra, GBr.)
48 MANGIONE Silvana Vice Segretario Generale per i Paesi Anglofoni (VI) (New York, Usa)
49 MAROZZI Domenico Consigliere(VII) (Edmonton, Can.)
50 MARZO Fernando Consigliere(IV) (Genk, Bel.)
51 MAURO Giorgio Componente dellaComm. Nazionale Cultura(III) (Amsterdam, Ola.)
52 MOLLICONE Nazzareno Consigliere di nomina governativa(II) (UGL, Ita.)
53 MONTANARI Mauro Vice Presidente (I) (Francoforte, Ger.)
54 MOTTA Oreste Consigliere di nomina governativa (VII) (CTIM, Italia)
55 NANNA Giuseppe Consigliere (VI) (Johannesburg, Saf.)
56 NARDELLI Francisco Vice Segretario generale Paesi America Latina [VI] [Bahia Blanca; Arg]
57 NARDI Dino Componente del CdP per l’Europa e Nord Africa (I) (Zurigo, Svi.)
58 NARDUCCI Filomena Componente del CdP per l’America Latina (VII) (Montevideo, Uru.)
59 NARDUCCI Franco Consigliere (I) (Wettingen, Svi.)
60 NEGRO Settimio Consigliere di nomina governativa (I) (Verdi, Ita)
61 NERI Luciano Consigliere di nomina governativa (VIII) (Margherita, Ita.)
62 NESTICO Pasquale Componente del CdP per i paesi Anglofoni(VIII) (Filadelfia, Usa)
63 NOLA Melchiorre Roberto Consigliere(II) (Londra, GBr.)
64 PALERMO Renato Consigliere(V) (Montevideo, Uru.)
65 PALLARO Luigi Consigliere (V) (Buenos Aires, Arg.)
66 PAPANDREA Francesco Componente del CdP per i paesi Anglofoni (VII) (Canberra, Aus.)
67 PASCALIS Francesco Consigliere di nomina governativa(VI) (UDC, Ita.)
68 PETRUZZIELLO Walter A. Consigliere(III) (Curitiba, Bra.)
69 PIAZZI Marina Consigliere(III) (Città del Messico, Mex.)
70 PIERONI Claudio Componente del CdP per l’America Latina (I) (San Paolo, Bra.)
71 PINNA Riccardo Consigliere(VI) (Johannesburg, Saf.)
72 PINTO Gerardo Consigliere(IV) (Lomas de Zamora, Arg.)
73 POMPEI RUEDENBERG Anna Consigliere (VIII) (Berna, Svi.)
74 POZZETTI Claudio Consigliere di nomina governativa(V) (Frontalieri CGIL, Ita.)
75 RANDAZZO Antonino Consigliere(I) (Melbourne, Aus.)
76 RAPANA’ Giovanni Consigliere (VIII) (Montreal, Can.)
77 ROMAGNOLI Massimo Consigliere (VII) (Atene, Gre.)
78 ROMANELLO Marcelo H. Consigliere(I) (Mendoza, Arg.)
79 SALVAREZZA Marina A. Consigliere(VIII) (Guayaquil, Ecu.)
80 SANDIROCCO Luigi Consigliere di nomina governativa(VIII) (Filef, Ita.)
81 SANTELLOCCO Franco Presidente(V) (Algeri, Alg.)
82 SAPORITO Learco Consigliere di nomina governativa(V) (ANFE, Ita.)

83 SCHIAVONE Michele Componente del Cdp Europa(VI) (San Gallo, Svi.)
84 SEGOLONI Gianfranco Consigliere(II) (Friburgo, Ger.)
85 SIDDI Francesco Consigliere di nomina governativa(Pres. I) (FNSI, Ita.)
86 SINCHETTO Sergio Consigliere di nomina governativa (INCA, Ita)
87 SORRISO Augusto Consigliere(VI) (Newark, Usa)
88 TABONE Salvatore Consigliere(V) (Metz, Fra.)
89 TASSELLO Giovanni Presidente (IV) di nomina governativa (CSER, Svi.)
90 TOMMASI Mario Presidente(III) (Esch Sur Alzette, Lux.)
91 TONIUT Adriano Consigliere(II) (Mar del Plata, Arg.)
92 TRICOLI Stefano Consigliere(II) (Bruxelles, Bel.)
93 TUFFANELLI COSTA Daniela Consigliere(VIII) (Adelaide, Aus.)
94 VOLPINI Roberto Componente del CdP di nomina gover. (II) (ACLI, Ita.)


On. Franco Frattini ex ministro degli Esteri


 

sabato 7 novembre 2015

Italia IMPRESENTABILI/ Monti candida Ugo Di Martino, legato a Dell’Utri e Miccichè, indagato per ‘ndrangheta

La denuncia è del candidato al Senato Francesco Forgione, che nel suo volume Porto Franco aveva ricostruito i legami tra Ugo Di Martino, candidato con Monti, e l’allora latitante – accusato di rapporti con la  ‘ndrangheta – Aldo Miccichè, arrestato a Caracas dopo 4 anni. Nell’intreccio denunciato da Forgione anche il nome di Marcello Dell’Utri. Dato politico: Di Martino nel 2006 aveva rappresentato la coalizione di Prodi. candidandosi con Mastella; nel 2008 si candida con il Pdl di Berlusconi e nel 2013 con Mario Monti. Ottenendo le prime due volte sempre risultati a quattro cifre e nel 2008 superando le 9mila preferenze. La famiglia calabrese dei Piromalli tramite Miccichè avrebbe garantito la sua elezione commettendo – secondo le accuse – gravi brogli elettorali. 



di Viviana Pizzi

La lista dei candidati impresentabili in vista delle elezioni politiche si allarga anche alle circoscrizioni estere e in particolar modo al Venezuela. Ad aver scelto male questa volta è la coalizione di Mario Monti che nella circoscrizione al Senato per l’America Latina candida niente di meno che Ugo Di Martino, primo dei non eletti con più di novemila preferenze nel 2008 con il Pdl e inserito ora nelle liste del Maie (l’associazione degli italiani in Sudamerica) che appoggia formalmente la candidatura a premier di Mario Monti.
La sua storia politica è raccontata nel libro di Francesco Forgione, capolista al Senato di Sel in Sicilia “Porto Franco”.
Si tratta di un uomo che ha sì origini siciliane ma che sarebbe legato a doppio filo con il clan di ‘ndrangheta dei Piromalli in Venezuela e con il plurindagato ed escluso dalle liste Pdl Marcello dell’Utri, che a sua volta faceva affari con Aldo Miccichè, oggi agli arresti domiciliari e catturato in Venezuela dopo 4 anni di latitanza.

I LEGAMI TRA DI MARTINO E  ALDO MICCICHÈ
La cosca calabrese dei Piromalli temeva di perdere la sua potenza all’interno del sistema elettorale venezuelano. Secondo le ricostruzioni dei magistrati si rivolse all’allora latitante Aldo Miccichè affinché facesse qualcosa per arginare qualsiasi minaccia al loro sistema di potere.
Per farlo il latitante avrebbe tirato in ballo quello che ora è il candidato del Maie ma che in precedenza è stato presente non solo nelle liste del partito di Silvio Berlusconi ma anche in quelle di Clemente Mastella e dell’Udeur. 
Qual era il compito assegnato dalle cosche calabresi a Di Martino?
 Semplice.
 Nel 2007 in occasione della visita di Fausto Bertinotti a Caracas (allora leader di Rifondazione Comunista) avrebbe dovuto controllare che le parole dell’ex deputato non coinvolgessero troppo gli italiani residenti in Venezuela. Nel suo ruolo di politico doveva mettere in atto una campagna elettorale uguale e contraria a quella del segretario nazionale di Rifondazione che avesse però un unico scopo: quello di evitare che il verbo del politico emiliano interferisse troppo con le manovre politiche legate al voto degli italiani all’estero e con gli affari del settore gas che interessavano direttamente Marcello Dell’Utri.
 Una campagna che portò allora i suoi frutti escludendo i candidati di centrosinistra dalle elezioni  della rappresentanza Latino Americana nel 2008 e che lo portò ad essere il primo dei non eletti con la bellezza di 9.765 voti .

IL PIANO MICCICHÈ – DELL’UTRI: VIZIARE LE ELEZIONI VENEZUELANE E FAR VINCERE DI MARTINO
 Ugo De Martino con oltre novemila preferenze riuscì in questo modo ad assicurarsi un buon risultato elettorale.
Tutto regolare? Probabilmente no a dar retta alle intercettazioni telefoniche tra Marcello Dell’Utri e Aldo Miccichè.
 In una delle conversazioni ascoltate è emerso infatti che nel 2008 Aldo Miccichè raccontava con soddisfazione a Marcello Dell’Utri di come erano riusciti, in Venezuela, a far passare sotto silenzio i brogli elettorali commessi e come avevano distrutto le schede che non riportavano il risultato sperato.
Il senatore Pdl siciliano, proprio tramite Aldo Miccichè, sarebbe riuscito ad essere costantemente informato sui risultati elettorali che riportava il suo candidato di riferimento, lo stesso Ugo Di Martino che per queste elezioni ha abbandonato la coalizione capeggiata da Silvio Berlusconi per approdare in quella di Mario Monti.

UGO DI MARTINO: UN PACCHETTO  DI VOTI INDIPENDENTE DALLE COALIZIONI
 Non è stato il 2008 il primo anno in cui Ugo Di Martino è stato tra i più votati e non eletti al parlamento italiano in rappresentanza del Venezuela.
 E non era nemmeno la prima volta che riusciva a ottenere un risultato a quattro cifre candidandosi. Il precedente è targato 2006 quando Di Martino era candidato con l’Udeur di Mastella che a quell’epoca non era in coalizione con Berlusconi e Dell’Utri ma con il suo 1,4%  è stato  per due anni l’ago della bilancia che ha tenuto in vita un governo Prodi che aveva vinto le elezioni con una risicata maggioranza (49,81% il centrosinistra contro il 49,74% del centrodestra).
 In quell’occasione Di Martino raggranellò quasi 5mila preferenze.
 Nel lontano Venezuela accadde invece un’altra cosa, che ha raccontato sempre nel suo libro il capolista al Senato di Sel Francesco Forgione.
 Come nel 2008 la famiglia Piromalli e Aldo Miccichè – secondo Forgione – avrebbero assicurato brogli in favore del sodalizio Dell’Utri- Di Martino e indirettamente della coalizione di Silvio Berlusconi, così nel 2006 accadde un episodio analogo in cui i protagonisti erano gli stessi di due anni più tardi: a Caracas e dintorni vennero bruciate migliaia di schede elettorali. Una modalità di broglio che ancora una volta condizionò l’esito elettorale delle politiche italiane in Sudamerica. 
Di Martino – ha dichiarato Forgione – prima candidato di Mastella (Prodi ndr), poi di Berlusconi, adesso di Monti, evidentemente ha un pacchetto di voti da offrire sul mercato in maniera trasversale. E questo, conoscendo la gente che gli sta attorno, non è rassicurante”.
La famiglia dei Piromalli infatti, prima di presunti accordi con Marcello Dell’Utri, aveva tentato un aggancio con la politica italiana proprio attraverso un fedelissimo dell’allora ministro Clemente Mastella. Aldo Miccichè è stato arrestato a Caracas dopo quattro anni di latitanza. Possibile che non abbia più quella possibilità di influire nella politica latino americana come fatto negli anni in cui si nascondeva.
Di Martino però, candidato formalmente presentabile perché non ancora coinvolto direttamente in inchieste giudiziarie, rappresenterà soltanto i montiani oppure gli amici di un tempo tenteranno di legarsi al suo nome e indirettamente anche a quello di Mario Monti? Questo per ora non possiamo saperlo ma come ha detto il candidato di Sel Forgione: “Tutto ci aspettavamo di trovare nelle liste del Sudamerica tranne Ugo Di Martino”.
Con il permesso di Enrico Bondi, ça va sans dire.

Ugo Di Martino (a sinistra)

Ugo Di Martino e Nello Collevecchio rappresentanti CGIE | L'inchiesta sui brogli - Francesco Forgione

Pubblicato il 26 luglio 2012 da redazione

CARACAS – Estradizione subito. E un definitivo chiarimento sui brogli elettorali avvenuti nel 2008 in America latina, in occasione delle elezioni politiche da cui uscì vittorioso il Pdl di Silvio Berlusconi. A chiederlo è il deputato Fabio Porta (Pd) dopo l’arresto a Caracas di Aldo Miccichè, faccendiere della ‘ndrangheta e uomo di fiducia di Marcello Dell’Utri, raggiunto giovedì da un mandato di cattura internazionale per associazione mafiosa ed ora agli arresti domiciliari.

– La notizia dell’arresto in Venezuela del latitante Aldo Miccichè è un segnale positivo in direzione di una rapida conclusione dei diversi filoni di inchiesta che riguardano le interferenze della delinquenza organizzata sul voto all’estero – dichiara Porta -, con particolare riferimento a quanto successo in Argentina e Venezuela nelle elezioni del 2008.

Troppe volte, nel corso di questi anni, abbiamo avuto notizie giornalistiche e conferme giudiziarie relativamente alla presenza di faccendieri e affaristi che hanno utilizzato in maniera impropria e illegale la presenza delle nostre collettività all’estero, tentando addirittura di infiltrarsi negli apparati dello Stato. In questo senso siamo fiduciosi che la rapida estradizione di Miccichè possa preludere ad un definitivo chiarimento e ad una urgente conclusione dell’indagine in corso sui brogli avvenuti nella consultazione politica del 2008, anche in vista della ormai imminente prossima consultazione elettorale.

Secondo il deputato, “non è più eludibile l’approvazione di una nuova legge sul voto all’estero, in grado di evitare il ripetersi di quanto successo nel 2006 e nel 2008; in Parlamento esistono già diverse proposte di legge ed una comune volontà di intervenire espressa da tutti i partiti. Si passi subito dalle parole ai fatti!”.

Forgione: “Perchè s’insabbia l’inchiesta sui brogli?
L’ex presidente della Commissione parlamentare antimafia, Francesco Forgione offre al ‘Fatto quotidiano’ un interessante ritratto del faccendiere calabrese.

Secondo Forgione la cattura di Miccichè è uno dei colpi più duri alle cosche calabresi perchè siamo di fronte ad un potere parallelo che tiene insieme politica e affari in una dimensione internazionale e ha come cono d’ombra la massoneria. Un potere che gli ha garantito vent’anni di impunità.

– Stiamo parlando del sistema degli affari delle società miste di Dell’Utri e Micciché per l’acquisto di gas e petrolio per conto di società legate alla Gazprom, ma anche dei rapporti per l’acquisto di società venezuelane intestate ai figli di entrambi. Soltanto nel 2008, il figlio di Dell’Utri stava a casa di Micciché per mettere a punto gli affari.

Poi cè l’inchiesta sui brogli elettorali, che tira in ballo la responsabile esteri del Pdl Barbara Contini – che “era ospite nella villa di Caracas del latitante calabrese”, il quale la accompagnava fedelmente durante la campagna elettorale – e il suo collaboratore Filippo Fani.

– Bisogna capire il perché la Procura di Roma, in questi anni, ha insabbiato l’inchiesta visto che dalle intercettazioni è emerso che, nel 2008, Micciché raccontava a Dell’Utri, che approvò entusiasta, i brogli elettorali e la distruzione delle schede in Venezuela.

L’ultimo importante capitolo è il ruolo di Micciché come terminale di informazioni che, afferma Forgione, “partivano da settori della magistratura e delle forze dell’ordine reggine, arrivavano a Caracas per poi essere trasmesse dal latitante agli uomini dei Piromalli che venivano informati delle intercettazioni e delle cimici piazzate nelle loro macchine. Tutto questo – conclude – è registrato”.

Brogli a Caracas.
Chi ha aiutato Miccichè?

CARACAS – Combattere personaggi del calibro di Aldo Miccichè non è certamente cosa da poco. Soprattutto quando si sanno circondare di persone… disponibili e le condizioni sono favorevoli.

Durante le elezioni del 2008, l’intenzione del faccendiere è in un primo momento quella di intercettare le schede bianche degli elettori italiani in Venezuela (l’astensionismo è alto: durante il referendum di giugno 2011 l’affluenza è stata del 12,2%) e su queste barrare, in prima persona, la casella del Pdl. “Basterà pagare qualche addetto ai lavori – diceva in una telefonata al senatore berlusconiano Marcello Dell’Utri -. I responsabili delle votazioni si tapperanno entrambi gli occhi quando qualcuno dei nostri si preoccuperà di recuperare tutte le schede bianche e barrare la casella col simbolo Pdl”. E ancora: “Provvederò che presso ogni Consolato ci sia la nostra presenza segreta per i cosiddetti voti di ritorno”. Chi erano questi “addetti ai lavori” corrotti da Miccichè? Chi i “responsabili delle votazioni”? Da chi era composta la “presenza segreta”? Persone rispettabili della nostra collettività, capaci di intrufolarsi nel sistema? Non dimentichiamoci quando, al telefono con Filippo Fani, Aldo Miccichè fa riferimento al membro del Cgie, Nello Collevecchio, e ad un tale Ugo, facilmente riconducibile al signor Di Martino, anche lui membro del Cgie, presentati alla collettività italiana in Venezuela come candidati Pdl proprio da Barbara Contini. Perché il faccendiere, mentre parlava con Fani dei suoi loschi piani, ha tirato fuori questi due nomi?

Le incognite continuano.

Quando le cose iniziano a non andare per il verso giusto e presa la decisione di bruciare in un falò le schede già regolarmente votate, Miccichè si impossessa dei plichi che si trovavano all’interno del Consolato generale d’Italia di Caracas. È quindi lecito chiedersi: se è entrato in azione di notte, quale funzionario lo ha fatto entrare? Chi era di guardia? Le domande si moltiplicano nell’ipotesi che il furto sia avvenuto in pieno giorno, a Consolato aperto. Chi gli ha permesso di andarsene con i voti degli italiani sottobraccio?

Insomma: le elezioni per corrispondenza degli italiani all’estero, oltre ad essere minate di inghippi di ogni tipo, non sono sicure. Ricordiamo l’ultimo referendum: in tanti non hanno ricevuto la scheda per votare e, quando l’hanno richiesta, hanno scoperto di essere scomparsi dalle liste Aire; altri si sono ritrovati in mano certificati elettorali inverosimili secondo i quali erano nati nell’Ottocento o alla fine del Terzo millenio: “Posso votare se risulto non ancora nato?” si chiedeva qualcuno. Infine non dimentichiamo i disagi sofferti al momento di votare presso il Consolato a Caracas, quando ad un certo punto le cassette postali strabordavano ed era impossibile riporvi nuove schede ed i voti dei nostri connazionali sono quindi stati affidati alla ‘buona fede’ di funzionari del Consolato e impegati. Un gesto che, con uno sguardo al passato rivolto agli “addetti ai lavori” di Miccichè e al suo misterioso ‘lasciapassare’ al Consolato, non è certo piaciuto ai nostri connazionali elettori.

Tutto il male, comunque, non viene per nuocere. E questa ennesima caduta d’immagine del Pdl all’estero fa certo comodo a qualcuno. Alle opposizioni, per esempio. Non a caso Ricky Filosa, direttore del quotidiano on line ‘Italiachiama italia’, commentando da Santo Domingo l’arresto di Miccichè si affretta a scrivere: “Il Pdl nel mondo, già fortemente screditato, esce a pezzi da questo ennesimo scandalo che ne sancisce la morte politica. Ricardo Merlo ed il suo movimento hanno oggi, più che mai, la responsabilità di offrire agli elettori moderati un progetto politico alternativo e credibile che cancelli gli orrori di questi anni”.

Peccato che il giornalista, che il deputato Merlo ha nominato “Coordinatore del Maie in America Centrale”, si sia dimenticato di dire che nella sezione venezuelana di questo promettente movimento politico, spuntano ai vertici proprio i nomi tirati in ballo da Miccichè in una delle sue telefonate: Nello Collevecchio e Ugo Di Martino.
                                                                                   Monica Vistali

http://voce.com.ve/2012/07/26/44295/caso-micciche-porta-pd-chiarimenti-sui-brogli-del-2008/


Ugo Di Martino - Caracas

mercoledì 28 ottobre 2015

Massoneria made in USA: Henry Ford e Albert Pike | Socialismo scientifico ed élitarismo intellettuale

Ciò che differenzia nettamente la storia della Massoneria nei Paesi di lingua inglese e soprattutto negli Stati Uniti da quella della Massoneria latina è in primo luogo il fattore numerico.  Data la capillare diffusione dell’istituzione, a partire dagli anni Trenta del 1700 (oggi si contano negli Stati Uniti 49 Grandi Logge, con più di tre milioni di affiliati), non la si è potuta in linea di massima gravare di tutte le diffidenze che nella percezione collettiva si associano al termine “setta”, compreso il ricorrente sospetto di cospirazione contro l’ordine costituito. Inoltre la pluralità delle confessioni religiose ha evitato che un lungo contrasto con la Chiesa cattolica producesse gli effetti dannosi verificatisi nei Paesi europei.
Ciò ha comportato un più stretto e più trasparente intreccio tra la storia massonica e quella collettiva e la frequente identità dei vertici della gerarchia massonica con quelli del potere politico, civile ed economico. Basti ricordare che, vera e propria officina naturale della leadership del Paese, la Massoneria statunitense ha annoverato numerosi presidenti.
Ma anche negli USA la Massoneria non ha potuto sottrarsi al confronto con la storia e affrontarne le contraddizioni. Se ne può per esempio ricordare il pronunciamento contro il Comunismo, nel 1948, che contrasta con il principio secondo il quale l’istituzione in quanto tale non può e non deve politicamente schierarsi. Perplessità ancora maggiori suscita la questione dei rapporti con la popolazione di colore. Per quanto giunta a dissociarsi da organizzazioni come il Ku Klux Klan, non si può dimenticare che, almeno dell’ala moderata, di esso fece parte quell’Albert Pike cui si deve la sistemazione dei gradi scozzesi ancora adottata negli USA. La tradizione razzista di alcuni Stati pesa ancora nella composizione delle relative logge, composte esclusivamente da bianchi anche se non vi sono preclusioni formali all’ingresso dei neri. Questi ultimi, d’altra parte, preferiscono confluire nelle Grandi Logge per sola gente di colore tutte denominate “Prince Hall”, dal nome di chi, alla fine del settecento, fondò la prima (e oggi sono trentanove).
Gli inevitabili condizionamenti ideologici cui è stato e forse è tuttora esposto il massone americano sono particolarmente evidenti in un personaggio che ha contribuito a cambiare lo stile di vita di tutto il mondo: Henry Ford (1863-1947), fondatore nel 1903 dell’omonima società automobilistica. Maestro massone della Loggia “Palestine” di Detroit, adattò l’etica massonica a una visione del mondo improntata all’élitarismo intellettuale (difese la catena di montaggio affermando tra l’altro che “per certi tipi di cervelli il pensare è proprio una pena”); interpretò riduttivamente il comandamento biblico “Non rubare” come il fondamento sacro della proprietà privata; arrivò, da posizioni opposte rispetto a quelle del Socialismo scientifico, a individuare nel lavoro la specificità positiva dell’uomo. Soprattutto promosse una violenta campagna antisemita, ottenendo che nel 1921 venisse approvata una legge restrittiva sull’emigrazione, avente anche lo scopo di contenere l’afflusso di Ebrei negli Stati Uniti d’America.
La Massoneria – Il vincolo fraterno che gioca con la storia, Giunti editore

Henry Ford

sabato 10 ottobre 2015

Comunione e liberazione: la compagnia degli "affari loro" | Una natura morta di Enrico Cajati

[...] La destra blatera di tolleranza zero, ma non si accorge di governare da due decenni la capitale europea della cocaina. Come l'ha definita uno scienziato serio, Silvio Garattini, analisi di laboratorio alla mano: sei milioni di dosi spacciate ogni anno, oltre qindicimila al giorno. Non solo nelle discoteche, ma anche nei ristoranti, negli uffici, per strada.
La Lega è così radicata nel territorio, da armare ronde contro i poveracci, senza accorgersi che chi comanda l'esercito di spacciatori, affitta ai clandestini, traffica in armi e appalti sono i capi della 'ndrangheta. Il severo cattolicesimo ambrosiano, che non manca una messa la domenica, e neppure un affare dal lunedì in poi, finge di non sapere da dove arrivano i capitali per finanziare le imprese, la colata di cemento, la corsa all'oro nella quale sguazzano fra gli altri i compagnucci di Comunione e Liberazione.
Curzio Maltese (LaRepubblica 6/8/2010)

Enrico Cajati, Natura morta

martedì 27 gennaio 2015

Eduardo Giacchetti nel collegio di Chiaia | La Propaganda, organo regionale socialista

  La Propaganda -  organo regionale socialista

La lotta di oggi nel collegio di Chiaia

I socialisti, i repubblicani, i radicali, tutti i cittadini che tengono al libero controllo della stampa e alla moralità pubblica voteranno per il recluso

   EDUARDO GIACCHETTI 
Oggi, la canaglia (Gennaro Aliberti, ndr) celebra a Chiaia i suoi saturnali. Da una parte la reazione in marsina e dall'altra quella in giacca, l'una fermentata dal lievito religioso e l'altra semovente all'ombra del bandierone liberale che, da oltre un quarantennio, covre e protegge le porcherie più grosse e le viltà peggiori. Capece Minutolo di Bugnano e Cucca di Talamo si equivalgono nella concezione reazionaria che essi hanno della politica: l'uno e l'altro guardano lo Stato come l'ente protettore del popolo, come la piscina probatica nella quale chi si tuffa è salvo, e credono che il deputato, il così detto rappresentante del paese - di cui, per la restrittiva legge elettorale, va alle urne una percentuale assai bassa - sia né più né meno che un servitore: servitore del ministero e degli elettori, a un tempo, che deve dare il voto all'uno per ottenerne i piccoli favori e le minute concessioni a vantaggio degli altri.
Lontana è dalla loro coscienza la visione di una società che viva della cooperazione e nella cooperazione di tutti e che si voglia e si sappia amministrare con la propria diretta sorveglianza e col libero controllo di chicchessia e che a piacimento, e quando le torni comodo, rinnovi le proprie delegazioni e le trasformi. Ed è lontano dal loro cervello anche l'abbozzo di un qualunque programma politico.
L'uno e l'altro promisero ferrovie, ponti e strade, licei, ginnasii ed asili d'infanzia, e le croci di cavaliere e di commendatore della molto ospitale corona furon fatti da entrambi balenare innanzi alla dabbenaggine presuntuosa degli elettori: nessuno dei due si è sognato di parlare della miseria delle mille creature umane, le quali se potessero andare alle urne (da cui le tien lontane la provvida mano della borghesia sfruttatrice) voterebbero solo per chi invoca e propugna, mediante la rivoluzione dei rapporti sociali, il dovere del lavoro per tutti e per tutti il diritto alla giustizia.
L'uno, ambiziosetto e impaziente di pervenire, pare abbia anche egli sollecitata la protezione governativa che l'altro ottenne: e ci vien riferito che entrambi, incontratisi tempo fa in prefettura, si sarebbero scambievolmente dichiarato che l'uno avrebbe ceduto il passo a quello che avesse ottenuto l'appoggio governativo: a tal patto, rompendo la fede, uno avrebbe dunque mancato. Non ci preme affatto l'incidente nella parte che si riferisce al (chiamamolo così) tradimento. Guardiamo invece col disgusto e con la nausea questi avvenimenti.
[...] il Roma ha ieri, dalle libere sue colonne, protestato per le turpitudini che la Pubblica Sicurezza commise contro i partiti popolari propugnanti la candidatura di un operaio immacolato, di Eduardo Giacchetti, contro la candidatura nera di Capece Minutolo e quella di tutti i colori del Cucca.
Noi non ci contenteremo di protestare. Faremo di più. Chiederemo, ai sensi della legge, la nullità di una elezione avvenuta in modo fraudolento e cattivo.
Dal palazzo Calabritto un giocatore di baccarat dirige, con la prepotenza più aperta, le operazioni elettorali. Mercè sua fu dato libero passo ai micidiali col segno: e i pregiudicati e gli ammoniti potettero liberamente aggredire e ferire chi meglio loro talentasse, alla presenza della forza pubblica la quale (complimenti signor Zaiotti!) fu feroce solo con noi, come risulta dalla proibizione di ogni nostro comizio.
Tutto ciò sarà denunziato al parlamento innanzi al quale Roberto Talamo dovrà pareggiare i suoi conti.
Oggi noi andiamo alle urne a deporre il nome immacolato di Eduardo Giacchetti che, gravemente infermo nel carcere, ignora le ansie nostre e le nostre speranze.
Quanti voti saranno dati al martire? Molti ne auguriamo, più che per lui, per la dignità del Collegio di Chiaia, per la vita morale di Napoli.
Nelle ragioni di questo augurio fervido è il fascino della battaglia.
La quale, comunque finisca, lascia i radicali, i repubblicani e i socialisti di Napoli fieri del compiuto dovere e del servigio reso alla città.
Per opera dei partiti popolari non sarà lecito domani rimproverare al nostro paese di aver assistito, senza protesta, a un duello elettorale fra due campioni indegni di toccar la palma della vittoria.
E il popolo avrà una volta ancora compreso come debba, affermando la sua sola e insostituibile e non delegabile sovranità, provvedere al suo avvenire.
La Propaganda

La Propaganda organo regionale socialista

martedì 8 luglio 2014

"Le Pharaon", olio su tela | Ministero degli Esteri - Viaggiare sicuri... | La nipote di Franco Chirico

Le Pharaon, olio su tela - Gianluca Salvati - Caracas 2005
Il quadro Le Pharaon è un olio su tela realizzato a Caracas fra il febbraio e il maggio del 2005. Il dipinto si ispira sia a quell'autentico capolavoro che è il Cristo morto di Andrea Mantegna sia alla foto di Che Guevara ammazzato dai fascisti al soldo degli yankee.

Il tema non è casuale, pochi mesi prima di realizzarlo, tra il Natale 2004 e l'epifania 2005, avevo subito un avvelenamento che mi aveva tenuto appeso ad un filo per diversi giorni.
Non solo l'avvelenamento non era un fatto casuale ma era piuttosto eccezionale che per quei tempi, chiamato da una funzionaria del Ministero degli Esteri, fossi ancora senza contratto di lavoro; di conseguenza, dal 27 dicembre diventatai anche clandestino a tutti gli effetti.
Clandestino e moribondo.

Come ho capito in seguito, non era un caso che fossi stato chiamato ad insegnare a Caracas dalla funzionaria del Ministero degli Esteri, Anna Grazia Greco, la fuorilegge. Questo trattamento anticostituzionale da parte di una funzionaria della Pubblica Amministrazione, non ha impedito nel 2008, ad alcuni porci fascisti di quello stesso ministero, detto anche Farnesina, di diffamarmi. Ero ritornato a Caracas per riscuotere l'assegno della causa vinta contro il Codazzi e mi ero rivolto prima alle istituzioni italiane presenti sul territorio e successivamente all'unità di crisi ministero stesso, contattata dai miei familiari. E quale sorpresa vedere che tutte le mie affermazioni venivano costantemente distorte e rivolte contro di me, in sostanza quegli infami patentati mi stavano facendo passare per paranoico, quelle specie di impotenti, cornuti figli di troia che si nascondono dietro l'istituzione del Ministero degli Affari Esteri. 

Non avevo immaginato che potesse esserci un'unica mafia a gestire il tutto da Roma al Venezuela. Ma tant'è: non si finisce mai d'imparare...
Le sorprese non finiscono qui.

Al mio arrivo a Caracas nel 2004, avevo scoperto che un conoscente dei miei genitori, il principale editore del Cammino Neocatecumenale, Franco Chirico, aveva famiglia proprio nel quartiere dove avevo trovato lavoro e abitazione. 
Franco Chirico, quel sant'uomo, ha sempre minimizzato sulla questione sia coi miei genitori che con i miei familiari.
Di fatto, quando ho conosciuto nel 2008 la nipote di Franco Chirico, la sensazione che quella tipa insignificante fosse una presenza alquanto familiare per me, ovvero di aver avuto quella sciacquetta davanti ai coglioni in diverse occasioni, ecco: quella sensazione lì è stata molto netta e precisa.
Franco Chirico è il principale editore della setta cattolica dei neocatecumenali ed è amico di Kiko Arguello.
Kiko Arguello, già ex pittore fallito, è il leader de movimento del Cammino Neocatecumenale e loro santino ante litteram.
Sono anni ormai, più di venti, che Franco Chirico col suo gruppo di neocatecumeni è ospite della parrochia dei padri Rogazionisti alla Pineta di Napoli. 

giovedì 3 luglio 2014

Nascita di un'onorata associazione a delinquere | L'associazione "Agustin Codazzi" e il nuovo CGIE

CARACAS.- Nella scuola Agustín Codazzi 66 membri dei 70 convocati hanno votato per eleggere i rappresentanti del futuro CGIE. Le associazioni, scelte dall’Ambasciata su segnalazione dei Comites e in particolare dei loro Presidenti, seguendo un criterio di discrezionalitá territoriale e di rappresentativitá, erano: per la circoscrizione di Caracas: Centro Italiano Venezolano di Caracas, Casa d’Italia di Maracay, Centro Italo di Valencia, Casa d’Italia di Barquisimeto, Casa di Riposo Cristoforo Colombo, Missione Cattolica italiana, Scuola Codazzi, Camera di Commercio, FAIV, Comitas, Associazione Piemontese, Fogolar Furlan, FIEGIV, Centro Italo Venezolano di Porlamar.

Per la zona occidentale Casa d’Italia di Maracaibo, Coasit, Villa Serena, Missione Cattolica e scuola Rosmini, CIV di San Cristobal. Per la zona orientale: Centro Italo Venezolano di Puerto Ordaz, scuola Angelo De Marta, Associazione Siciliani di Maturín.

I tre membri scelti per rappresentarci nel CGIE sono Nello Collevecchio che ha ottenuto 29 voti, Ugo Di Martino con 28 voti e Michele Coletta con 25 voti.

Ci rallegra profondamente notare che anche nella nostra collettivitá qualcosa incomincia a cambiare, che, nonostante i brogli palesi e non, le false promesse e le velate minacce, hanno avuto la meglio persone che, almeno fino ad oggi, hanno dimostrato onestá di lavoro e vero interesse verso la collettivitá.

Ci duole, purtroppo, che il pessimo lavoro svolto in passato dai “professionisti” dell’emigrazione abbia penalizzato anche chi, come Fedora Di Marco, ha lavorato bene e con onestá. Il tempo, comunque, aiuterá a scindere il grano dall’oglio e a dare, per un verso, il giusto merito a chi ne ha diritto e per l’altro ad allontanare sempre piú dalle nostre istituzioni rappresentative persone che non meritano di rappresentare una collettivitá come la nostra. La svolta avvenuta nel CGIE ci fa ben sperare in un futuro diverso. É importante peró ricordare che il lavoro é un lavoro collettivito, che é importante la partecipazione, la critica, l’apporto di tutti noi, perché “ogni popolo ha il governo che si merita” e questo vale anche per noi.
29/06/2004 Marisa Bafile - La Voce d'Italia

40, grafite su carte - Gianluca Salvati 2008
 

martedì 10 giugno 2014

Caracas, dicembre 2004 | L'associazione delinquenziale Agustin Codazzi | La famiglia di Franco Chirico

Il 27 settembre 2004 cominciai ad insegnare alla scuola italo-venezuelana "Agustin Codazzi" di Caracas.
Dopo un mese di insegnamento, percepii il primo stipendio, pur non avendo alcun contratto di lavoro. L'unico contratto che avevo, in una lingua che non conoscevo ancora, era quello con l'azienda sanitaria privata, la Sanitas. Questo contratto assicurativo in lingua spagnola sembrerebbe un dettaglio, ma, col senno di poi, ho capito che era un aspetto tutt'altro che trascurabile. Dopo Natale, infatti, fui vittima di un avvelenamento che mi ha quasi ammazzato: in quell'occasione non ebbi modo di chiedere soccorso perché la procedura era complicata e io non ero in grado di decifrarla nell'idioma, lo spagnolo, che ancora non conoscevo. Eppure, nelle telefonate fatte prima di partire, avevo messo al corrente la. dott.ssa Greco del fatto che non conoscessi lo spagnolo. Lei mi aveva risposto che era una lingua facile da imparare... Quando ebbi l'avvelenamento il collega con cui condividevo l'appartamento si trovava fuori città, a Merida, dalla sua fidanzata. Mi telefonò il capodanno per farmi gli auguri, e, nonostante l'avessi messo al corrente delle mie condizioni di salute, non si preoccupò di informare nessuno dei colleghi presenti a Caracas. Mi disse che non poteva fare gran ché da laggiù.


Caracas, dicembre 04
Il collega ritornò il 4 gennaio mattina. Lui e la sua fidanzata entrarono in casa silenziosamente. Io ero sveglio ma non parlai, aspettai che si affacciassero alla mia camera. Ricordo ancora la sua espressione nel rivedermi. Sembrò deluso e abbattuto, abbassò la testa e rivolto alla fidanzata disse che chiamava il pronto soccorso della Sanitas.

Quando la dottoressa e il suo assistente mi videro, sembrarono alquanto meravigliati di trovarmi vivo: mi trattarono come se la mia vita fosse appesa ad un filo. Mi prescrissero diversi medicinali e una serie di analisi. 

Prescrizione Sanitas

Il giorno seguente mi alzai e scesi di casa diretto alla clinica per le analisi.  
Per un errore di comprensione con il tassista, non andai in una struttura Sanitas, bensì in un'altra clinica poco distante dal quartiere dove abitavo.  
(In realtà l'informazione era molto precisa: Clinica Sanitas di Plaza Altamira, era impossibile sbagliarsi, cosicché sono certo che il tassista mi abbia voluto portare di proposito in un'altra clinica).
Tornato l'indomani per ritirare i risultati dei prelievi, fui spettatore di una strana rappresentazione: due infermiere discutevano sommessamente. L'argomento erano le mie analisi. Ad un certo punto capii ciò che dicevano: una disse all'altra che non era compito suo preoccuparsi del contenuto di quegli esami: doveva consegnarmeli e basta. 
Eppure mi davano l'idea di essere entrambe molto comprese rispetto al mio "accidente" e che stessero cercando di comunicarmi qualcosa in più oltre a quello che dicevano. 

Risultati alla mano, telefonai al centralino della Sanitas per parlare con la dottoressa che mi aveva visitato, dato che eravamo rimasti così. La dottoressa mi chiese i livelli di alcune voci delle analisi ed ebbe una reazione emotiva quando glieli comunicai. Mi chiese di ripetere il risultato di un parametro in particolare. Dal tono, di voce sembrava che stesse per piangere. Come se stentasse a credere a ciò che le comunicavo. Poi, di punto in bianco, la linea venne interrotta dalla voce di un uomo, il quale mi diceva che non potevo più parlare con la dottoressa perché era impegnata. Dovevo rivolgermi direttamente ad una struttura Sanitas.
Così feci, nonostante il mio aspetto e l'estrema debolezza. Il collega neanche stavolta si offrì di accompagnarmi ed io gli evitai la molestia di chiederglielo. 
Alla clinica "La Floresta" del quartiere Chacao, provai a spiegare cosa dovevo fare ma non mi riuscì molto bene. Ad ogni modo mi fermai lì, in una delle sale d'attesa del piano inferiore della struttura, dove si facevano le analisi. Ad un certo punto un'assistente si offrì di mostrare le mie analisi ad un dottore internista. Così mi disse.
Quando ritornò, mi comunicò con un gran sorriso, che avevo avuto un dengue emorragico. Ebbi un certo sollievo a quest'affermazione, non so se perché si capiva che ero fuori pericolo, o perché, date le sue cause, non c'era dolo: il dengue infatti viene trasmesso da una zanzara. Ai primi sintomi, invece, avevo pensato ad un avvelenamento, causato dal prosciutto cotto lasciato in frigo dal collega.
Ad ogni modo presi per buona questa interpretazione, nonostante nei giorni successivi, alcune colleghe mi avessero invitato a sottopormi a una vera visita.
Io ero dell'avviso di dimenticare quella vicenda quanto prima e preferii non approfondire. Né lo comunicai ai miei familiari per non farli stare in pena.

Dimenticavo di dire che, pur avendo il numero della famiglia di Franco Chirico, che abitava a due passi da me (ma l'ho scoperto solo nel 2008), non mi ha neanche sfiorato il pensiero di telefonarli in quei giorni: sono certo che in tal caso le mie poche chance di sopravvivenza si sarebbero ridotte a zero...  

lunedì 25 novembre 2013

Massoneria | La loggia coperta Propaganda e la P2 di Licio Gelli

Della nota sigla P2 la P significa “Propaganda”. È il nome di una loggia nata nel 1877 allo scopo di “tenere attivi e vincolati all'Ordine e in corrispondenza diretta con il Grande Oriente gli uomini che per la loro posizione sociale non avrebbero potuto iscriversi nelle logge ordinarie e frequentarne i lavori” (U. Bacci, Il Libro del Massone Italiano, Bologna, 1972). Il clima storico è quello in cui molti affiliati alla Massoneria giocarono un ruolo importantissimo nell'assestamento dello Stato unitario. Fra i membri di questa loggia si possono infatti ricordare i nomi di G. Garibaldi, dei politici A. Saffi, G. Zanardelli, A. Bertani, e F. Crispi, del filosofo del diritto G. Bovio e del poeta G. Carducci. Che ci possano essere “posizioni sociali” incompatibili con la partecipazione ai regolari lavori delle logge è comprensibile, ma poiché la partecipazione a questi lavori è dalla Massoneria dichiarata essenziale per la costruzione e il percorso spirituale del singolo, sembra che si possa individuare sin dalle origini della Loggia “Propaganda” un cedimento a interessi di natura squisitamente profana. Tale valutazione è suffragata dal fatto che un primo scandalo, quello della Banca Romana del 1892-1893 in cui furono coinvolti alcuni dei suoi membri, determinò la crisi di questa loggia “atipica”.
Dopo il periodo fascista essa si ricostituì, assumendo il numero 2 per sottolineare la sua antica tradizione: tra le logge ancora attive poteva infatti vantare un'anzianità inferiore solo a quella della loggia alessandrina “Santorre di Santarosa”.
La Massoneria – Il vincolo fraterno che gioca con la storia; Giunti Editore

Nell'Ottocento la trovata dei “fratelli coperti”, e di conseguenza la creazione della Loggia Propaganda, era servita a proteggere chi temeva le persecuzioni clericali.
Gianfranco Piazzesi, Gelli – La carriera di un eroe di quest'Italia; ed. Garzanti

Human, collage su carta - Gianluca Salvati - 2004 Caracas

lunedì 4 novembre 2013

La casa di vetro e la Ragion di Stato, di Remo Bodei | Politica e menzogna

[...] "Già con i teorici cinquecenteschi e seicenteschi della Ragion di Stato la politica non è più l'arte di governare gli Stati secondo giustizia e ragione, ma piuttosto l'arte di conservare o espandere il potere. Si riconosce che la politica ha i suoi misteri che non possono essere conosciuti dai sudditi o dai cittadini, perché al volgo bisogna somministrare utili menzogne. Dalla politica come arte segreta si è passati, attraverso il primo liberalismo inglese e l'illuminismo, alla democrazia come casa di vetro, esposta agli sguardi e al controllo dell'opinione pubblica. Ma non si perdono zone di opacità e di manipolazione."
Dunque dobbiamo rassegnarci a un alto tasso fisiologico di menzogna?
"Ciò che oggi pare il tratto fondamentale della menzogna è che non si tratta più del nascondimento della verità, ma della sua sostituzione, dell'uccisione dei fatti. In questi ultimi decenni si è ecceduto in campo politico nell'uso sfacciato di menzogne, di affermazioni subito smentite. Una casa assolutamente trasparente non ci sarà mai, eppure molti cominciano ad accorgersi che non tutte le opinioni sono equivalenti e che i fatti alla fine hanno la testa dura.
Remo Bodei
 

sabato 2 novembre 2013

Regime e censura, di Umberto Eco | Uomo che saluta, olio su tela

[...] In questo senso le forme di censura sono state molteplici: dall'eliminazione di libri pericolosi (dall'indice sino al rogo) all'ordine ai giornali di non trasmettere alcune notizie, alla damnatio memoriae che è una forma di censura talora spontanea e inavvertita, per cui di qualcuno o di qualche opera non si fa più cenno, da nessuna parte, in modo che quella cosa (nome, opera, impresa) venga per così dire rimossa dalla coscienza collettiva.
 [...]  C'è un modo di distinguere le censure che chiameremo culturali da quelle politiche. Le censure culturali avvengono lentamente, a poco a poco, per consenso generale, e di solito gli errori vengono definiti tali senza essere cancellati (noi possiamo benissimo ritrovare testi dove si dice che il Sole gira intorno alla Terra), mentre le censure politiche agiscono per così dire chirurgicamente, tendono a eliminare un ricordo, a fare in modo che non possa mai più riemergere.
 [...] Sono convinto che nell'epoca delle comunicazioni di massa, dove anche le vecchie forme di dittatura si trasformano in populismo mediatico, la censura tradizionale diventi sempre più inefficace.
 [...] In realtà anche in dittature come quella fascista la censura impediva solo che alcune notizie fossero date pubblicamente, ma non impediva che esse circolassero in modo clandestino - e sovente la notizia sussurrata aveva un impatto maggiore della notizia resa pubblica. Allora il sussurro prendeva la forma della mormorazione bocca-orecchio, oggi prenderà quella della mormorazione-blog.
Umbert Eco, La Repubblica

Uomo che saluta, olio su tela 1997 - Gianluca Salvati

lunedì 21 ottobre 2013

Massoneria di Rito Scozzese - grado del cavaliere Kadosh | "Los hermanitos" della ragazza di Piero Armenti

Più complessi sono le valenze e il sim­bolismo dei gradi addizionali propri del Ri­to Scozzese che in più presentano diffe­renze notevoli nei rituali dei vari Paesi (in alcuni casi il loro snelli mento ha portato all'abolizione di alcuni gradi). Pertanto è impossibile prenderli in considerazione nel dettaglio a partire dal 4° (Maestro Se­greto) fino al 330 (Sovrano Grande Ispet­tore Generale). Dal punto di vista dei con­tenuti simbolici si riscontrano un am­pliamento della leggenda di Hiram e rife­rimenti, oltre che alla Bibbia (l'Arca San­ta, per esempio), alla tradizione cavalle­resca, al Templarismo, alla Rosa-Croce.
Uno dei gradi che, all'esterno della Massoneria, ha suscitato più fraintendi­menti è quello del cavaliere Kadosh (o dell'Aquila Bianca e Nera), collegato alla leggenda templare con esplicito riferimento alla morte di Jacques de Molay. 

Los hermanitos della ragazza di Piero Armenti - El Junkito, Caracas
Il tema spirituale è sempre la morte-rinascita e più specificamente il tema iniziatico del distacco. Ma, come in molti miti in cui l'eroe o il dio soc­combono alle forze delle tenebre, la vitti­ma deve essere vendicata. Così questo gra­do è detto della vendetta, nel senso che ci si deve impegnare affinché la verità e la giustizia vincano sul male. Anche a cau­sa della complessità di questa problema­tica la vendetta templare è stata erronea­mente interpretata come uno degli obiet­tivi della Massoneria e una minaccia sem­pre incombente per chiunque si opponga ai suoi disegni. 
La Massoneria - Il vincolo fraterno che gioca con la storia, ed. Giunti

venerdì 18 ottobre 2013

Storia dell'intreccio politico mafioso in Italia | L'on. Gennaro Aliberti e il gioco del lotto clandestino

GENNARO ALIBERTI era un uomo politico campano, originario di Pontecagnano, provincia di Salerno, che operava agli inizi del novecento nel napoletano.
L'onorevole Gennaro Aliberti, tra i suoi interessi, vantava amicizie con noti personaggi della camorra  (criminalità organizzata napoletana). Inoltre aveva diversi interessi imprenditoriali: era il referente occulto, per esempio, del gioco del lotto clandestino.
Don Gennarino, insomma, è stato un precursore, un pioniere di quella nuova tassa sulla povertà rappresentata dal gioco d'azzardo in tutte le sue forme: dal gratta e perdi ai videopoker... Dicevo che 'on Gennaro è stato l'avanguardia, la punta di diamante di questo nuovo prelievo legalizzato che oggi è promosso direttamente dallo Stato (le mafie ringraziano).
Eppure, ai suoi tempi, c'era chi parlava male di Gennaro Aliberti; certamente si trattava di persone ignoranti, mosse unicamente da invidia per cotanto brillante spirito imprenditoriale e riconoscimento sociale. Gente che non comprendeva la portata storica di un nuovo modo (molto antico nella sostanza) di intendere l'impegno politico.
Quel Gennaro Aliberti era un uomo che sapeva fare politica con la p maiuscola...  C'erano persone che osavano scrivere cose indicibili (ma vere) sul conto di Gennarino Aliberti... Fortunatamente, il giovane avvocato Enrico De Nicola, uomo integro e tutto d'un pezzo, si rifiutò di difendere colui che aveva scritto delle infamità (provate) su Gennaro Aliberti.
In seguito è stato scritto che Gennaro Aliberti era una "fogna che va murata": quanta inutile cattiveria nei suoi confronti. Lo Stato oggi dovrebbe rimediare a questa ingiustizia nei confronti di 'on Gennarino Aliberti, dovrebbe fargli un monumento, a quella merda.

Agustin Codazzi